L'antica solfara



"Siculiana... nella contrada Solfarello vi è una solfara a 9 miglia dal mare che si cava per l'intero anno. Esportazione: biade, vino, mandorle, zolfo". (V.Amico, Dizionario topografico della Sicilia, Palermo, 1855, vol. I, pag. 315)

"Siculiana... nella contrada Solfarello vi è una solfara a 9 miglia dal mare che si cava per l'intero anno. Esportazione: biade, vi...

A Giuseppe Basile (prode chirurgo dei Mille): lirica del prof. Stefano Bissi



Lirica del poeta Stefano Bissi dedicata a Giuseppe Basile, il medico garibaldino originario di Siculiana.
Ai nipoti del prode chirurgo
Giuseppe, Silvio e Manlio Basile

Lirica del poeta Stefano Bissi dedicata a Giuseppe Basile, il medico garibaldino originario di Siculiana. Ai nipoti del prode chirurgo ...

Inno al Crocifisso


Dal libro "Siculiana Racconta" di Paolo FIorentino: l'Inno al SS. Crocifisso di Siculiana, scritto da 
G.Schembri nel 1937

Dal libro "Siculiana Racconta" di Paolo FIorentino: l'Inno al SS. Crocifisso di Siculiana, scritto da  G.Schembri nel 1937

La Cantina vinicola " Torre Salsa "



La cooperativa, costituita nel 1964, ha costruito lo stabilimento nel 1972; la realizzazione ha permesso agli agricoltori associati di trasformare le pregiate uve dei loro poderi in un prodotto destinato direttamente al consumatore. Si rompe così la tradizione che ha visto per decenni nella Sicilia la fornitrice di vini sfusi da " Taglio" richiesti ed usati anche all'estero per migliorare la qualità di altri vini.
Le uve conferite alla cantina provenivano tutte dai vigneti degli agricoltori associati, siti nella zona dell'agrigentino .I vigneti coltivati erano quelli considerati dall'Assesorato Regionale all'Agricoltura: Trebbiano, Catarratto e Ansonica (inzolia) per i bianchi; Calabrese, Nerello Mascarese Frappato di vittoria per i rossi.
La coltivazione delle stesse varietà in tutta la zona permetteva di ottenere dei vini le cui caratteristiche essenziali rimanevano costanti, con le sole variazioni di annata.

La cooperativa, costituita nel 1964, ha costruito lo stabilimento nel 1972; la realizzazione ha permesso agli agricoltori associati di tras...

BIOGRAFIA BASILE GIUSEPPE



BASILE GIUSEPPE (1931) Coniugato con Santa La Vecchia. Laureato in Giurisprudenza, visse con la famiglia per circa vent’anni a Padova in servizio presso la Direzione Provinciale del Tesoro. Chiamato a prestare servizio a Roma, presso il Corpo Ispettivo Centrale della Direzione Generale del Tesoro, fu per un
breve periodo Direttore Provinciale del Tesoro di Caltanissetta. Rientrato a Roma con la qualifica di Dirigente Superiore, fu Consigliere Ministeriale sino al suo collocamento in pensione avvenuto nel marzo del 1998. Vedovo, vive a Roma con due figlie.

BASILE GIUSEPPE (1931) Coniugato con Santa La Vecchia. Laureato in Giurisprudenza, visse con la famiglia per circa vent’anni a Padova in se...

BIOGRAFIA BASILE LUIGI (1902-1990)


Dopo quattro anni di corso nella la facoltà di Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi la Sapienza di Roma, si laureò in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Palermo.Possidente, fu Giudice Conciliatore negli anni trenta e Podesta del Comune di Siculiana da 4 ottobre 1934 al 17 settembre 1936. Partecipò al secondo conflitto mondiale 1940/1945 quale ufficiale comandante di batteria nei reparti della difesa contraerea. Fatto prigioniero dagli anglo-americani nel 1943, rientrò a Siculiana all’inizio del 1946. Dal matrimonio di Basile Luigi con Maria Cristina Corrier, di origine partenopea-veneziana,discesero i figli Giuseppe,Silvio e Manlio.

Dopo quattro anni di corso nella la facoltà di Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi la Sapienza di Roma, si laureò in Giuris...

BIOGRAFIA BASILE SILVIO


BASILE SILVIO (1932-2000) Laureato in Ingegneria svolse il suo primo giovanile impiego presso le miniere di zolfo in provincia di Caltanissetta. In seguito venne assunto, per concorso, dalla Società Generale Elettrica per la Sicilia (SGES), incorporata successivamente dall’Ente Nazionale per l’Energia Elettrica (ENEL). All’interno del suddetto Ente, sviluppò la sua carriera dirigenziale tra Avola,Milazzo ,Palermo e Catania sino a diventare Vice Capo Compartimento della Regione Sicilia, con sede a Palermo. Fu Presidente dell’Associazione Regionale degli Ingegneri Elettrotecnici in seno all’ENEL. Dal matrimonio di Basile Silvio con Aurora Lo Baido discesero i figli Luigi e Roberto.

BASILE SILVIO (1932-2000) Laureato in Ingegneria svolse il suo primo giovanile impiego presso le miniere di zolfo in provincia di Caltanisse...

BIOGRAFIA BASILE GIUSEPPE (1866-1918)


Valente Medico-Chirurgo intraprese, dopo la laurea conseguita nel 1890, la carriera universitaria nel campo della igiene e profilassi, dell’anatomia patologica e della ginecologia. Fu costretto a lasciare tale indirizzo cattedratico dopo la morte del padre, Farmacista Luigi, per dedicarsi alla conduzione della vasta e fiorente azienda agricola di famiglia, nonché all’amministrazione del rinomato “Stabilimento Vinicolo Luigi Basile e Figli”, unitamente al fratello farmacista Pasquale. Dal 1896 al 1918 esercitò la professione di Medico a Siculiana, stimato e benvoluto da tutta la cittadinanza che lo pianse e lo ricordò a lungo negli anni che seguirono la sua morte all’età di 52 anni. Dalla unione coniugale di Basile Giuseppe con Mariangela Vecchio Verderame di nobile famiglia di Licata,discese il figlio Luigi.

Valente Medico-Chirurgo intraprese, dopo la laurea conseguita nel 1890, la carriera universitaria nel campo della igiene e profilassi, dell...

BIOGRAFIA BASILE LUIGI


BASILE LUIGI (1964) Laureato in Medicina e Chirurgia svolge intensa attività di Neurochirurgo presso il Policlinico Universitario di Palermo, dopo una valida e prolungata esperienza operatoria presso l’Ospedale Circondariale di Varese.

BASILE LUIGI (1964) Laureato in Medicina e Chirurgia svolge intensa attività di Neurochirurgo presso il Policlinico Universitario di Palerm...

BIOGRAFIA BASILE PASQUALE (1859-1938)


Nipote celibe del chirurgo garibaldino Giuseppe ereditò, dopo la laurea conseguita nel 1882, la farmacia paterna, avviata all’origine dallo zio garibaldino anch’esso farmacista oltre che chirurgo. Dopo la morte del padre si dedicò, insieme al fratello medico Giuseppe, alla conduzione dello stabilimento vinicolo “Luigi Basile & Figli” cessando definitivamente tale attività nel 1919, dopo la morte del fratello. Proprietario tra l’altro di una estesa piantagione di ulivi, si dedicò all’industria olearia con eccellenti risultati commerciali e per tale attività venne menzionato nella “Guida Generale dell’Annuario Italiano dell’Agricoltura, Industria, Commercio, Arti e Professioni d’Italia” Edizione 1937/1938, alla pagina 1307, sotto la voce “Siculiana”, esistente presso la biblioteca dell’Archivio Centrale dello Stato.



Nipote celibe del chirurgo garibaldino Giuseppe ereditò, dopo la laurea conseguita nel 1882, la farmacia paterna, avviata all’origine dall...

BIOGRAFIA BASILE LUIGI (1832-1896)

Luigi Basile
Luigi Basile, fratello di G. Basile, fondatore
dell'omonima azienda vinicola
Agrimensore, Farmacista, Enologo. Fu Capitano della Guardia Nazionale istituita in Sicilia nel 1860,dopo l’impresa garibaldina. Come enologo portò avanti per, oltre un ventennio, una fiorente azienda vinicola, premiata con Medaglia d’Argento alla Esposizione Nazionale di Palermo del 1891 e alla Esposizione Internazionale, sempre di Palermo, del 1911 nonché con Medaglia d’Oro e Gran Premio alla Esposizione di Firenze del 1914. Racconta l’amico Professore Stefano Bissi che la posizione economica di benestante goduta dal Basile lo rese vittima di un sequestro di persona con conseguente richiesta di un congruo riscatto.

Il farmacista Basile venne sequestrato all’imbrunire, nelle vicinanze della sua tenuta di campagna, mentre rientrava in paese a cavallo alla sua mula, lungo la “ trazzera”, ancora oggi denominata di S.Rocco,  fiancheggiata di filari di viti. Fu tenuto nascosto per oltre un mese nelle campagne di Grotte, un paese della provincia di Girgenti (Agrigento) cui faceva parte lo stesso Comune di Siculiana. La richiesta di riscatto pervenne alla famiglia quasi subito e  alla quale non potette sottrarsi provvedendo pertanto al relativo pagamento, avendo cura, però, di contrassegnare, con astuzia e in modo quasi invisibile, le monete d’argento oggetto del riscatto, al fine di un eventuale ipotetico riconoscimento nel caso in cui le monete fossero state messe in circolazione nel circondario di Siculiana. In quella occasione giunse da Caprera a Siculiana il fratello medico garibaldino Giuseppe il quale pare si sia interessato della spinosa questione presso le autorità istituzionali e di polizia di Girgenti.

La segnatura delle monete versate per il riscatto fu un’idea indovinata perché un tizio, sicuramente inesperto in operazioni criminali del genere, soprannominato il “Greco” in quanto sposato con una cittadina greca, si presentò alla farmacia del figlio del sequestrato, pagando stupidamente alcuni farmaci con una moneta (tra l’altro di grosso taglio) proveniente dal riscatto e quindi subito riconosciuta per quella segnatura che vi era stata preventivamente, con buon senso, scalfita. Scattò immediatamente la denuncia che portò dopo pochi giorni all’arresto dei sequestratori (tre o quattro) con conseguente processo presso il tribunale di Girgenti. Il farmacista Basile fece erigere sul luogo dove avvenne il suo sequestro una Cappellina votiva per la costruzione della quale chiese dispensa al Sommo Pontefice Leone XIII con apposita supplica.  La suddetta Cappellina  -che con il passare dei tanti anni si venne a trovare a margine della strada statale settentrionale/sicula 115-  fu venerata da tutta la popolazione di Siculiana sino agli anni sessanta del secolo XX,quando venne irrimediabilmente distrutta a seguito di un disastroso incidente stradale. Dal matrimonio di Basile Luigi con Maria Rosaria Impiduglia discesero i figli Pasquale e Giuseppe.

Luigi Basile, fratello di G. Basile, fondatore dell'omonima azienda vinicola Agrimensore, Farmacista, Enologo. Fu Capitano della Gua...

BASILE SALVATORE (1826-1913)

Basile Salvatore, missionario Redentorista
Basile Salvatore, missionario Redentorista,
fratello di G. Basile
Fu Missionario Redentorista della Congregazione di Sant’Alfonso de Liguri. Contrariando la volontà paterna, che ne voleva fare un uomo di legge, entrò giovanissimo nell’anzidetta Congregazione. Dopo i fatti avvenuti in Sicilia nel 1860,cui fece seguito, con Decreto Regio, la soppressione delle congregazioni ecclesiastiche, alcuni Padri Redentoristi trovarono  sistemazione nelle comunità dello Stato Pontificio e tra questi il Padre Salvatore Basile il quale aveva soggiornato per parecchi anni nella Comunità Redentorista, sita nella località Uditore di Palermo, così denominata perché allocata nella casa di un certo Francesco Maria Alias “Uditore Regio”. Successivamente per alcuni anni il Padre Salvatore Basile soggiornò a Bussolengo in provincia di Verona,predicando le missioni in terra veneta. Col passare del tempo non tutti i sacerdoti siciliani rimasero fuori della Provincia Redentorista Siciliana e tra questi il Padre Basile, che al suo rientro si stabilì a Siculiana per motivi di famiglia, non dissociati da motivi di salute. Officiava giornalmente la Santa Messa nella prediletta Chiesa dalla Immacolata Concezione, adiacente alla sua abitazione, eretta nel 1792 e restaurata nel 1872 con il contributo beneficatore della famiglia Basile, come risulta da una lapide collocata sul pavimento della Chiesa stessa. Il Padre Basile ricoprì anche la carica di “Vicario Foraneo” quale collaboratore esecutivo del Vescovo di Girgenti (oggi Agrigento) nel distretto diocesano. Egli fu benvoluto dalla cittadinanza tutta per le sue opere caritatevoli e per la costante protezione dei più deboli nonché per i suoi sermoni carchi di spiritualità e religiosa trascendenza che si riportavano all’insegnamento di Sant’Alfonso de Liguori.

Il Padre Giuseppe Russo, della Congregazione del Santissimo Redentore di Agrigento, dà alcune notizie del Padre Salvatore Basile nel suo libro “I Redentoristi in Agrigento” edito dagli “Amici di Sant’Alfonso” Agrigento 2005. Il Vescovo Emerito di Nicastro Monsignor Vincenzo Maria Jacono, nativo di Siculiana (1898-1975) raccontava nel lontano 1970 agli eredi del Padre Salvatore -i quali erano andati a visitarlo presso la sua sede della Basilica Vaticana di S.Maria Maggiore in Roma- che all’inizio della Sua adolescenza era solito frequentare, tra i secoli XIX e XX, la casa della famiglia Basile dove iniziò la Sua giovanile catechesi,guidato dalla suora laica Domenica Basile, sorella del Padre Salvatore. Rammentava inoltre il Vescovo che il Padre Salvatore fu proprio colui che lo assistette, con amore spirituale, nella maturazione della Sua vocazione religiosa, ricordando, con commozione, che il  Sacerdote Redentorista Padre Salvatore Basile   lo accompagnò personalmente a varcare la soglia del Seminario Vescovile di Girgenti (oggi Agrigento) da dove ebbe inizio la Sua carriera ecclesiastica, con l’ordinazione sacerdotale del 21 maggio 1921 e con la successiva consacrazione vescovile in data 22 settembre 1950.

Basile Salvatore, missionario Redentorista, fratello di G. Basile Fu Missionario Redentorista della Congregazione di Sant’Alfonso de Lig...

BIOGRAFIA BASILE VINCENZO (1811-1882)

Vincenzo Basile, missionario Gesuita
Vincenzo Basile, fratello di G. Basile
Contrastando la volontà del padre che lo voleva medico,entrò nel noviziato della Compagnia di Gesù presso la Casa Professa di Palermo, il 14 luglio 1827. Dopo anni di appassionati studi di filosofia e teologia e con una approfondita padronanza della lingua latina, venne ordinato sacerdote il 31 luglio 1843, divenendo Missionario dei Padri Gesuiti.

Ricevette tutta la sua formazione da Gesuita nella terra di Sicilia, entrando così nella Provincia Siciliana dei Padri Gesuiti: Alcamo,Marsala e Palermo furono le città che godettero dei benefici del suo primo zelo. Nel 1841 fu inviato dal Padre Generale Roothaan a Scutari per dare vita, come Superiore, ad una missione in Albania. Espulso dal Governatore Ottomano nel 1843, si trasferì a Ragusa (oggi Dubrovnik) in Croazia, dove si fermò su richiesta del Vescovo Tomo Jederlinic, imparando profondamente la lingua slava e dedicandosi con devozione ai ministeri religiosi. Dal 1845 al 1852 fu in Croazia parroco di Gradac e Superiore della Missione di Trebinje, visitando il territorio della sua vasta parrocchia,con 28 villaggì, a dorso di mulo.

Nel 1855 fu nominato Visitatore Apostolico con funzione di Vescovo nella diocesi di appartenenza, dove si dedicò al rinnovo della chiesa locale e dove amministrò oltre tremila cresime. Dopo un breve soggiorno in Sicilia dal 1859 al 1861 ritornò in Croazia a Pozégo,come padre spirituale, consultore e direttore di varie congregazioni religiose. Nel 1872, Mons.Domenico Turano, appena consacrato Vescovo di Agrigento, chiese al Padre Generale della Compagnia di Gesù, con sede a Roma, di avere Padre Basile per la predicazione nella sua diocesi. 

Per tanti anni predicò Esercizi Spirituali nel tempo di Quaresima e diede Missioni non solo ad Agrigento, ma anche nelle diocesi di Siracusa, Palermo e Trapani. Nel 1880, in occasione del suo pellegrinaggio in Terra Santa, predicò gli Esercizi Spirituali al Seminario di Gerusalemme.

Il Padre Basile scrisse numerose opere in lingua illirico-dalmata,in correlazione alla sua Missione Apostolica in terra slava.In occasione della sua morte il giornale “Sicilia Cattolica” del 6/7 marzo 1882 così scrisse: “Col più grande dolore si è intesa nella nostra città la morte del carissimo e santo missionario, il Padre Vincenzo Basile, tanto caro a quanti lo conobbero, tanto benemerito della Chiesa e decoro dell’Ordine cui apparteneva e che fu un vero apostolo nel corso della sua vita esemplare (….). 

Era venerato ed amato come un santo e per le sue singolari virtù si attirò il cuore di tutti(….). Egli ricevette singolari lodi dalla Santa Sede e Pio IX l’accolse reduce dalla sua missione con un affetto straordinario, congratulandosi con lui del bene fatto e degli abbondanti frutti raccolti. Quindi lo trattò con singolare benevolenza e familiarmente si intrattenne con lui(….). Quanti lo conobbero dicevano: la predicazione del Padre Basile non è comune, ma è come quella di un santo(….).

Il bene per la salvezza della anime lo spingeva a proclamare il messaggio evangelico non solo ai cristiani, ma anche tra coloro che professavano un credo differente dal suo, quali erano gli Slavi di Dalmazia e gli Albanesi, notoriamente di religione mussulmana. Il Padre Vincenzo Basile, amico del Padre Vincenzo Cusmano, si spense nella Pia Casa del Boccone del Povero a S.Marco in Palermo la mattina del 3 marzo 1882 e il suo corpo riposa nella tomba di famiglia nel cimitero Santo Spirito di S.Orsola a Palermo. 

L’elogio funebre, che fu pronunciato il 1° marzo 1882 nella Chiesa Madre di Siculiana dal rettore Don Giovanni Moscato e che si conserva nella Biblioteca dei Padri Gesuiti di Palermo a Casa Professa, ha il privilegio di fare un modello del Suo ricordo per mantenerlo vivo nella fede e nella speranza.

Vincenzo Basile, fratello di G. Basile Contrastando la volontà del padre che lo voleva medico,entrò nel noviziato della Compagnia di Ges...

BIOGRAFIA BASILE MANLIO


BASILE MANLIO (1935) Laureato in Scienze Politiche iniziò il suo primo lavoro come Marketing Manager presso una importante industri alimentare di Catania. Successivamente, attraverso prova selettiva, venne assunto presso la Cassa di Risparmio V.E. per le Province Siciliane. Acquisita una notevole competenza di tecnica bancaria, prestò servizio presso varie Agenzie di Palermo e provincia, assumendone spesso la Direzione. Come funzionario fu assegnato la Servizio Borsa Titoli ed in seguito nominato responsabile del Tesoro Centrale della Banca. Dal matrimonio di Basile Manlio con Wanda Fratello discende il figlio Mauro.

BASILE MANLIO (1935) Laureato in Scienze Politiche iniziò il suo primo lavoro come Marketing Manager presso una importante industri aliment...

BIOGRAFIA BASILE ONOFRIO (1809-1867)

Onofrio Basile
Onofrio Basile, canonico della Cattedrale
 di Agrigento, fratello di G. Basile
Ordinato Sacerdote nel 1837 dal Vescovo agrigentino Pietro D’Agostino, forma la triade ecclesiastica della famiglia Basile con i fratelli Vincenzo e Salvatore. A proposito di questa triade,un vecchio motto, in dialetto siciliano, recitava: “ni la casa di Vasili tutti monaci e parrini, missionari Gesuiti e Liguorini, ci nni fu unu spiziali ca nun si vosi maritari” (Quest'ultimo il farmacista Pasquale Basile). La traduzione recita: “nella casa di Basile tutti monaci e preti, missionari Gesuiti e Liguorini, ce ne fu uno farmacista che non si volle sposare”. Alla morte del padre, venne riconosciuta al Sacerdote Onofrio, la sovranità familiare, derivante dall’atavica posizione di primogenitura ottocentesca, assumendo così la conduzione del consistente patrimonio familiare. Onofrio,tra le altre cose, fu Canonico della Cattedrale di Agrigento. Morì all’eta’ di 58 anni durante l’epidemia colerica che colpì gravemente Siculiana nel 1867, a distanza di quindici giorni dalla stessa morte del fratello Giuseppe, medico garibaldino.

Onofrio Basile, canonico della Cattedrale  di Agrigento, fratello di G. Basile Ordinato Sacerdote nel 1837 dal Vescovo agrigentino Piet...

Il vino in Sicilia tra storia e tradizione

A cura di Antonino Frenda

Premessa

Ricostruire l'universo materiale e simbolico della millenaria cultura della vite e del vino in Sicilia significa necessariamente attraversare uno degli aspetti maggiormente significativi della Sicilia e del Mediterraneo. La storia della vite, pianta di civiltà, può vantare insieme al grano sedimentazioni e stratificazioni storiche di lunga durata che i dati archeologici e storico-antropologici, sino agli attuali interessi di sviluppo turistico-culturale del territorio, continuano ancora oggi a riconfermare quale straordinaria testimonianza di scambi e culture avvicendatesi nel corso dei secoli. La viticoltura è dunque da intendersi al contempo quale patrimonio alimentare e culturale pervenutoci in innumerevoli espressioni letterarie, storico-monumentali e della vita tradizionale dell'Isola, nonostante le profonde mutazioni strutturali, storico-ambientali e produttive. In questa scheda informativa si terrà sinteticamente conto, data l'enorme documentazione al riguardo, di alcuni aspetti relativi alle testimonianze storiche ed etnoantropologiche con largo riferimento ai momenti salienti della storia del vino in Sicilia sino alle sue espressioni popolari tradizionali legate al rito e alla festa.

Note storiche sul vino in Sicilia

Alcuni ritrovamenti relativi alla cultura di Thapsos (Sicilia orientale) nella media età del bronzo hanno fatto pensare a un consumo di vino in Sicilia prevalentemente connesso ai rapporti con la cultura egeo-micenea. Questi interessanti rinvenimenti hanno confermato che le origini della parola vino sono da ricondurre al miceneo wo-no (gr. oinos; lat. vinum;). In ogni caso, la produzione, gli scambi e il consumo di prodotti vitivinicoli hanno trovato grandissima diffusione con i Fenici, dati i ritrovamenti di numerose anfore vinarie presso in Mozia, Lilibeo (oggi Marsala) e agli scambi commerciali intrapresi con le colonie greche. In merito ai Greci in Sicilia (VIII - III sec. A.C.) possiamo indubbiamente affermare come la viticoltura siciliana abbia raggiunto in questa fase un notevole livello di sviluppo attestata dalle pratiche sociali e rituali introdotte dai simposi e dalle feste dionisiache, come attestano i motivi iconografici dei crateri e delle coppe. A tal proposito, le fonti mitografiche antiche affermano come la nascita e il culto di Dioniso abbiano avuto origine in Sicilia. Diodoro Siculo riporta la tradizione mitica che vuole Dioniso concepito in una grotta dall'unione di Zeus e di Persefone: questo dato risulta interessante in quanto mette in connessione Dioniso con i culti delle grandi divinità femminili della Sicilia antica quali Demetra e Kore, molto venerate a Siracusa e Agrigento. Con la dominazione romana (III sec. A.C. - VI sec. D.C.) la viticultura e i vini siciliani vennero tenuti in grande considerazione: basti pensare alle produzioni di vini quali il mamertinum o il tauromenitanum: i centri vinicoli più importanti furono Nasso, Contessa Etellina, Lipari e la piana etnea. Con la caduta dell'impero romano e il susseguirsi di popoli e dominazioni, le vicende della viticoltura siciliana conobbero fasi alterne: dopo la lunga stasi della dominazione araba (827-1061) dove, nonostante i divieti coranici, numerosi poeti arabi cantarono le lodi e le gioie del vino siciliano, è poi a partire dai Normanni e Svevi (XI - XIII sec.) che si registrano, nonostante un generale impoverimento del paesaggio vitivinicolo, attestazioni di atti notarili relativi alla compravendita di vigneti nei territori di Erice e Palermo. Con gli Aragonesi nella prima metà del XIV sec. nascono le prime maestranze dei bottai  e dei vigneri di Catania. Agli inizi del Cinquecento, lo spopolamento delle campagne non impedì la fondazione di nuovi paesi voluta dai baroni che rilanciarono così lo sfruttamento intensivo di vitigni rinomati come le produzioni vinarie di Carini, Bagheria, e Lipari, creando le basi per la prima storia dei vini siciliani: Antonio Bacci, autore del naturali vinum historia (1596) riporta in auge il mamertino e altri vini siciliani cantati nell'antichità, unitamente alla stesura di elenchi di nuove produzioni vitivinicole.

La svolta della viticoltura siciliana. Dall'Unità d'Italia al Novecento

Dal punto di vista delle trasformazioni politiche e socio-economiche in merito alla produzione e allo status simbolico del vino e della viticoltura siciliana, il periodo dell'Unità d'Italia e le vicende dei Mille in Sicilia in particolare segnano una svolta per certi aspetti epocale: dopo la rinascita, alla fine del Settecento, della viticoltura siciliana legata sostanzialmente al vino "marsala" dei Woodhouse e di Ingham, toccherà a Vincenzo Florio raccogliere l'eredità inglese e accompagnare la viticoltura siciliana dal periodo pre a quello post-unitario. Lo sbarco dei Mille a Marsala (1860) e il legame di questo con il vino si inseriscono proprio in una congiuntura storica. Come emerge da un documento rinvenuto nell'Archivio Casa Vino Rallo di Marsala (oggi rinomata azienda enoturistica), Diego Rallo, scrivendo ad un amico, intuì per primo il legame tra la produzione vinaria e lo sbarco garibaldino in Sicilia: fu proprio il "marsala" gustato da Garibaldi allo stabilimento Florio ad essere intitolato Garibaldi dolce e successivamente Marsala Garibaldi. Si può dunque affermare che la produzione vinaria siciliana, tra la fine del Settecento e la seconda metà dell'Ottocento, non solo si pose all'avanguardia nel settore enologico, ma pose le basi di profondi mutamenti storici. Ma il periodo post-unitario, il fallimento delle aspettative autonomiste e l'epidemia fillosserica che distrusse gran parte dei vigneti siciliani segnarono un profondo decadimento della viticoltura dell'Isola almeno sino agli inizi del Novecento, quando un massiccio intervento del governo, protrattosi anche dopo la seconda guerra mondiale introdusse nuovi vitigni e ricostruì gran parte del paesaggio vitivinicolo siciliano.

Vino e cultura tradizionale in Sicilia

La storia del vino in Sicilia non è stata solo ed esclusivamente "la" storia dei ceti dominanti. Le pratiche,i saperi, i simboli del vino appartengono anche ad una storia "sotterranea", per usare una felice espressione di Fernand Braudel. La cultura popolare tradizionale siciliana infatti ha espresso un atteggiamento ambivalente nei confronti della vite e della vendemmia: essa infatti viene rappresentata quale momento critico del ciclo lavorativo agrario opposto a quello del grano, ma anche momento dove si suggellavano patti si rinsaldavano alleanze e dove si ricorreva sovente a pratiche di tipo magico-religioso o comunque fortemente ritualizzate. Come ricorda Antonino Buttitta, il vino, in quanto sottoposto a un processo di fermentazione, subiva una sorte analoga ad altri numi della vegetazione legati al complesso mitico rituale di passaggio dalla vita alla morte: il succo vivo dell'uva ucciso dalla fermentazione si rigenerava dotato di un potere che trasportava coloro che lo bevevano in una dimensione "altra". L'intreccio indissolubile dunque tra rito e vendemmia va rilevato in una serie di contesti ancora osservabili in Sicilia. Singolare, in questo senso, come le pratiche di vendemmia venissero accompagnate da strumenti musicali sino ad un recente passato: tra i più diffusi segnaliamo a brogna (tromba di conchiglia), u tamurreddu (tamburello), il flauto di canna e ciaramedda (zampogna). Riguardo all'uso di questo strumento va ricordato come a San Filippo Superiore, in provincia di Messina, fino agli anni Sessanta, il trasporto dell'uva dalla vite ai palmenti era guidato da un corteo di cufinara (vendemmiatori) con alla testa un ciaramiddraru (suonatore di zampogna) il quale scandiva il faticoso percorso con canti e balli tradizionali. Questo contesto fortemente ritualizzato confluisce ancora oggi in alcune occasioni festive: il legame tra vendemmia e culto dei Santi in Sicilia trova infatti un'emblematica conferma in numerose celebrazioni. A questo proposito, oltre al consumo rituale di vino per le feste dell'Immacolata, San Giuseppe ed altre festività tradizionali, va ricordata la festa di San Vito a Condrò, località nei pressi di Milazzo (ME). Nel piccolo centro messinese, la seconda domenica di luglio il fercolo, ornato da lussureggianti grappoli di nera uva, viene fatto danzare dai fedeli vorticosamente per le strade del paese. Ancora uva e vino sono osservabili nelle feste di San Calogero nell'agrigentino a Favara e Castel Termini o a Campo Franco nel nisseno, dove il Santo portato in processione viene festeggiato con robuste bevute.

A cura di Antonino Frenda Premessa Ricostruire l'universo materiale e simbolico della millenaria cultura della vite e del vin...

I miracoli del S.S. Crocifisso:


La pioggia durante la siccità (1881)
Nel 1881 c'era grande penuria d'acqua e la prima domenica di Quaresima si volle fare una processione di processione con il simulacro del S.S. Crocifisso; si svolse sotto un sole di Luglio, tanto che qualcuno mormorò: " I preti questa volta ci perderanno la fatica e le spese". Ebbene, prima delle ventiquattro ore venne abbondantissima la desiderata pioggia ... Furono straordinarie in quell'anno le confessioni e le comunioni! Aveva dunque ragione quel poeta quando cantò :

" Iemuci tutti a la chiesa spissu
E quannu nesci jemuci di appressu
Nesci lu stissu Diu 'ncarnatu stessu
E ogni ancilu cci canta lu so versu
Nnunca, sensu miu, rileva chissu
Stu meritu di Diu cci sia un cessu
Si 'unn era pi lu Santu Crucifissu
Tuttu Siculiana fora persu."

La pioggia durante la siccità (1881) Nel 1881 c'era grande penuria d'acqua e la prima domenica di Quaresima si volle fare una pro...

IL MEDICO SICULIANESE CHE CURO' GARIBALDI DOPO IL FATALE SCONTRO CON I BERSAGLIERI AVVENUTO SULL'ASPROMONTE IL 29 AGOSTO 1862


Dott. G. Basile, medico di Garibaldi
Il Museo #MeTe ospita una sezione espositiva dedicata interamente a Giuseppe Basile. Del prode chirurgo dei Mille il Museo ospita lettere, utensili, strumenti chirurgici, fotografie e pannelli didattici.

BASILE GIUSEPPE, Medico Garibaldino (1830-1867). Dopo avere conseguito la laurea in Farmacia nel 1853, esercitò la professione di farmacista a Siculiana sino al 1859, anno in cui, appassionato di medicina, conseguì la laurea in Chirurgia e successivamente in Medicina. 

Nel 1860 entrò a far parte del Comitato Segreto Rivoluzionario di Palermo e dallo stesso Comitato fu incaricato di andare incontro al Generale Giuseppe Garibaldi, dopo lo sbarco dei Mille a Marsala, per riferire a voce sullo stato dei rivoltosi a Palermo e per "complimentare Garibaldi per il generoso soccorso ha portato alla rivoluzione siciliana".

Nel corso della battaglia di Milazzo improvvisò un ospedale militare da campo nel convento dei Carmelitani, dopo furono ricoverati oltre 150 feriti, molti dei quali da lui personalmente operati. Curò tra l'altro il figlio Daniele Manin, ferito ad una gamba e Nino Bixio, caduto da cavallo.

Fu componente "33" della Massoneria in seno alla quale nel 1864 fu tra i promotori di una Società Massonica Elettorale palermitana che si proponeva l'unificazione di tutte le forze della Sinistra.

La sua carriera di medico-chirurgo militare si svolse nelle campagne di guerra del 1860, 1862 e 1866, sempre al seguito del Generale Garibaldi, con il grado di Capitano Primo Chirurgo dell' Ambulanza Generale, unitamente al Dottor Pietro Ripari, Capo dell'Ambulanza, e al collega palermitano Dottor Enrico Albanese. Il Dottor Basile, allievo del Professor Giovanni Gorgone dell'Università di Palermo, viene ricordato principalmente per l'assistenza che assicurò a Garibaldi, dopo la ferita d'Aspromonte del 29 agosto 1862; invece egli svolse un ruolo interessantissimo anche prima, unitamente ai cospiratori palermitani, sfidando la polizia borbonica del temibile Commissario Maniscalco. A proposito della ferita di Garibaldi toccata in Aspromonte, molte furono le dissertazioni a livello scientifico, anche in campo internazionale, circa la presenza o meno del proiettile nella ferita del piede destro del Generale. Il Basile sostiene sempre fermamente, con il collega Albanese, la presenza della palla nel sito lacerato, avverso i pareri dei più grandi luminari della scienza medica di quel tempo. La dimostrazione sicura della presenza della palla nella ferita fu data, falliti tutti gli altri tentativi, dal Basile a mezzo di uno speciale specillo con l'estremità di porcellana grezza, mandato appositamente dal Professore Nélaton dell'Università la Sorbona di Parigi. La palla, dopo allargato il tramite della ferita con una spugna preparata dal Basile, venne agevolmente estratta dal Professore Zannetti di Firenze, assistito dal Basile. A tale proposito giova ricordare che il Medico Capo dell'Ambulanza Generale, Dottor Pietro Ripari, nella sua Storia della Ferita del Generale Garibaldi scrive testualmente:
"Quel proiettile estrasse il Professore Zannetti e forse non doveva (...) Avrebbe dovuto essere estratto invece dal Dottor Basile, il quale medicò sempre il piede del Generale e fu il primo a toccare la palla con lo specillo di Nélaton. Né dubito quindi affermare che il Professore Zannetti avrebbe forse meglio provveduto alla dignità dell'arte (medica) se avesse detto al Dottor Basile: estraete voi la palla".
Una lettera di Garibaldi indirizzata al Basile da Caprera in data 23 gennaio 1863 dice tra l'altro: "Mio Caro Basile, voi avreste cura affettuosa di figlio quale mio speciale curante (...) Voi sin da principio e durante la cura sosteneste sempre fermamente essere il proiettile dentro la ferita (...).
Fu decorato di medaglia d'argento al Valor Militare "per i buoni servizi presi a Palermo il 28 maggio 1860 e a Capua il 2 novembre 1860" e di una Menzione Onorevole concessa il 6 dicembre 1866 "per essersi distinto nella campagna del 1866".

Il Dottor Basile morì di colera il 16 giugno 1867 a distanza di quindici giorni dalla stessa morte del fratello sacerdote Onofrio.
Appresa la triste notizia, il Generale Garibaldi, in una lettera del 27 giugno 1867 indirizzata a Salvatore Cappello, comune amico e cospiratore del Risorgimento Siciliano, si espresse testualmente:" Mio Caro Cappello, chi ha testimoniato le cure gentili e filiali che mi prodigarono i miei cari Ripari, Albanese e Basile (...) capirà quanto dolorosa mi sia la perdita del Martire di Siculiana, modello di patriottismo, di abilità e di valore. Io assisterò con l'anima al corteo funebre dell'amico e fratello Giuseppe (...). Vostro G. Garibaldi".
Il professore Gaetano Falzone, nel suo libro "Sicilia 1860" soffermandosi a lungo sulla figura del Chirurgo Garibaldino scrive testualmente: "Il suo fu un apostolato civile che non teme confronti. I medici palermitani possono considerarlo il più vivace tra essi e il più generoso di sè".

Il Professore Stefano Bissi ha dedicato una lirica al prode Chirurgo del Mille e lo stesso fece il Sacerdote Giovanni Lo Jacono nella sua raccolta "Nuova Poesia".

Il Museo #MeTe ospita una sezione espositiva dedicata interamente a Giuseppe Basile. Del prode chirurgo dei Mille il Museo ospita lette...

Il rito della mattanza

Le origini, il rito della Mattanza, i canti e la storia

Le origini e il rito della Mattanza: La storia della Mediterraneo è speculare a quella del tonno rosso (Thunnus thynnus). Già in epoca preistorica, intorno al 4000 a.C., presso l'isola di Levanzo troviamo traccia della pesca del tonno, la quale viene rappresentata in dipinti rupestri apotropaici. Da questo momento l'uomo si è avvalso di questa risorsa naturale in maniera ininterrotta, percorrendo millenni e millenni di storia. Le primitive tonnare incarnavano una modalità di pesca abbastanza rudimentale, ma molto efficace. Spingendo il tonno, dal largo verso la costa, in acque bassissime che ne impedivano i movimenti, veniva consumato il rito della Mattanza: una macellazione del tonno che avveniva con arpioni e bastoni, eterna lotta tra uomo e natura. La tonnara vera e propria, con la sua complessità strutturale, fu un' innovazione tecnica e culturale introdotta dagli arabi, i quali dominavano la Sicilia a partire dal IX sec. d. C..  Un complesso sistema di reti e camere imprigionava i tonni, per poi essere macellati con appositi arpioni. L'origine araba è rintracciabile, tra l'altro, nella terminologia indicante sia le funzioni del tonnarota e dei sistemi di rete e camere, sia le tecniche di lavorazione e conservazione del tonno. 
Fino a quaranta/cinquanta anni fà la mattanza dei tonni era un tradizionale rituale che si svolgeva lungo le coste siciliane. Oggi invece, la mattanza come rituale è pressoché sco mparso: sopravvive soltanto come mera rappresentazione turistica in pochi centri dell'isola.
La mattanza, derivante da una parola spagnola matar (uccidere), si svolge tra fine aprile e metà giugno. Il rituale popolare della mattanza è una cerimonia corale, crudele, intensa e faticosa, riassumendo storicamente nella mente dei siciliani il valore simbolico dell'eterna  lotta tra l'uomo e la natura.

I canti delle tonnare sono di matrice araba e assolvono ad una funzione ergologica. Essi ritmavano il lavoro, attenuavano in un certo senso le fatiche, gli sforzi e il logorio degli uomini che vi lavoravano. Il canto in funzione ergologica, lo ritroviamo presso tutte le arti e i mestieri nella tradizione siciliana: nella bottega del fabbro, nei canti dei carrettieri, durante la mietitura del grano e durante i lavori della sfera domestica e femminile.

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Lettera del Dr. G. Basile al fratello (n° inv. A12)

Lettera del Dr. G. Basile al fratello Sacerdote Onofrio(copia)

Lettera del Dr. G. Basile al fratello Sacerdote Onofrio(copia)

Lettera del Dr. G. Basile (n° inv. A11)

Lettera del Dr. G. Basile ai fratelli Sacerdoti Onofrio e Salvatore (originale)
Lettera del Dr. G. Basile

Lettera del Dr. G. Basile ai fratelli Sacerdoti Onofrio e Salvatore (originale)

Famiglia Luigi Basile con i piccoli Giuseppe e Silvio, 1933

Famiglia Luigi Basile con i piccoli Giuseppe e Silvio, 1933

Lettera del Medico Garibaldino G. Basile(n° inv. A10)

Lettera del Medico Garibaldino G. Basile scritta ai fratelli Onofrio,Vincenzo e Salvatore prima della partenza per Londra con il Generale Garibaldi

Lettera del Medico Garibaldino G. Basile scritta ai fratelli Onofrio,Vincenzo e Salvatore prima della partenza per Londra con il Generale G...

Atto di Nascita del Medico Garibaldino Dr. G. Basile (n° inv. A8)

Trascrizione dell' Atto di Nascita del Medico Garibaldino Dr. G. Basile dai registri parrocchiali ai registri di Stato Civile del Comune di Siculiana
Atto di Nascita del Medico Garibaldino Dr. G. Basile (n° inv. A8)

Trascrizione dell' Atto di Nascita del Medico Garibaldino Dr. G. Basile dai registri parrocchiali ai registri di Stato Civile del Comun...

Memorie di Garibaldi: L'Aspromonte

Garibaldi ferito sull'Aspromonte
Finalmente, dopo marce disastrose lungo sentieri impraticabili, l'alba del 29 agosto 1862 ci vide sull'altipiano dell'Aspromonte, stanchi e affamati.
A est, ad alcune migliaia di sistanza, verso le tre del pomeriggio avvistammo la testa della colonna Pallavicini, incaricata di attaccarci: giudicando troppo debole la posizione dove avevamo riposato, allo scoperto e facilmente accerchiabile, ordinai di spostare il campo in montagna; arrivammo al limite della bellissima foresta di pini che corona l'Aspromonte e ci accampammo dandole le spalle, con di fronte i nostri avversari.
Arrivato a tiro, il corpo Pallavicini formò le sue linee, avanzò risolutamente verso di noi e cominciò  col solito fuoco avanazato, sistema adottato anche dai borbonici e che ho già descritto come inadeguato.
Noi non rispondemmo. Che terribile momento per me! Ero disfronte al dilemma se deporre le armi, vigliaccamente, o se sporcarmi le mani di sangue fraterno!
Un simile scrupolo non lo ebbero i soldati della monarchia, o meglio, i comandanti di quei soldati:
che contassero sul mio onore per la guerra civile?
Probabile, e infatti marciavano su di noi con una tranquillità che lo lasciva supporre.
Ordinai di non fare fuoco e fui obbedito, tranne che da un gruppetto di giovani ardenti alla nostra destra, comandati da Menotti, che vedendosi caricati sfacciatamente, caricarono a loro volta e respinsero gli avversari.
La nostra posizione, in alto, con le spalle alle spalle al bosco, era di quelle da poter tenere in dieci contro cento, ma a cosa serviva, se non ci difendevamo gli attaccanti ci avrebbero raggiunto in fretta. E siccome quasi sempre succede che gli assalitori sono tanto più  sicuri di sè quanto minore è la resistenza dell'avversario, i bersaglieri che ci coprivano infittavano maledettamente i loro tiri, ed io, che mi trovavo fra le due linee per evitare la strage, ebbi in regalo due palle di carabina, una all'anca sinistra e l'altra sul piede destro.

Conteporeaneamente fu ferito anche Menotti.
Avendo ordine di non sparare, quasi tutta la nostra gente si ritirò nella foresta, e rimasero con me tutti i miei prodi ufficiali, fra i quali tre ottimi chirurghi, Ripari, Basile ed Albanese, alle cui cure premurose devo certamente la mia vita.

Finalmente, dopo marce disastrose lungo sentieri impraticabili, l'alba del 29 agosto 1862 ci vide sull'altipiano dell'Aspromon...

Atto di Battesimo del Medico Garibaldino Dr. G. Basile(n° inv. A9)

Parrocchia di Siculiana: Atto di Battesimo del Medico Garibaldino Dr. G. Basile
Atto di Battesimo del Medico Garibaldino Dr. G. Basile

Parrocchia di Siculiana: Atto di Battesimo del Medico Garibaldino Dr. G. Basile

Convegno sul medico garibaldino Dott. Giuseppe Basile

Atto di nascita del Medico Garibaldino Dr. G. Basile (n° inv. A7)

Registro degli Atti Civili del Comune di Siculiana: Atto di nascita del Medico Garibaldino Dr. G. Basile
Atto di nascita del Medico Garibaldino Dr. G. Basile (n° inv. A7)

Registro degli Atti Civili del Comune di Siculiana: Atto di nascita del Medico Garibaldino Dr. G. Basile

Giuseppe Basile Biografia

Giuseppe Basile Biografia
Giuseppe Basile naque a Siculiana (Ag) il 9 Giugno 1830 e lì mor il 26 1867.
Il padre, Pasquale, esercitò la professione di agrimensore oltre ad essere un facoltoso possidente terriero con allevevamento di cavalli e una vasta tenuta per la coltivazione della vite curata e portata avanti dal figlio Luigi.
La madre Vita Schembri Volpe, casalinga, proveniva da una facoltosa famiglia siculianese.
Basile ebbe una sorella e quattro fratelli:
Domenica (religiosa laica); Onofrrio (monsignore canonico); Salvartore (sacertode teatino); VIncenzo (sacerdote gesuita); Luigi (agrimensore e farmacista).
Basile consegui la laurea in Farmacia presso l'Università di Palermo nel 1853.
Esercitò l'attività di farmacista dilettandosi di chirurgia (come riferiva il nipote farmacista Pasquale) operando abusivamente nel retro della farmacia, fino a quando ( notizie tramandate in famiglia) a seguito di un intervento chirurgico per tumore alla mammella, venne denunciato dal Protomedico di Siculiana.
Si trasferì quindi a palermo, dove si iscrisse alla Facoltà di Medicina, conseguendo la Laurea di Medicina nel 1859.
Fu allievo prediletto di Giovanni Gorgone docente di Anatomia Descrittiva e direttore della Clinica Chirurgica dell'Università di Palermo non che CHIRURGO MAGGIORE dell'Ospedale Civico.
Il Basile svolse la professione di Chirurgo (all'epoca esisteva la separazione tra la Laurea in Medicina e laurea in Chriururgia) molto probabilmente a Palermo dove entrò a far parte del Comitato Segreto Rivoluzionario, presieduto dal Medico Gaetano la Loggia.
Nel Maggio 1860 raggiunse Garibaldi a Partinico, dove si mise subito all' opera amputando il braccio sinistro ad un certo Salvatore Patti.
Di là passò con Garibaldi al Piano di Renda e poi al Pioppo, rientrando da ultimo a Palermo dove fra altri feriti curò il figlio di Daniele Manin.
A Milazzo nella campagna del 1860, improvvisò un ospedale da campo nel Convento dei Carmelitani.
La sua carriera di chirurgo militare si svolve nelle campagne del 1860-1862 e 1866 con il grado di capitano, come primo chirurgo assistente insieme al collega Enrico Albanese, entrambi facenti parte dell'Ambulanza Generale di cui era capo il Dott. Pietro Ripari.
Il 29 Agosto 1862 il Generale Giuseppe Garibaldi fu ferito al piede destro dai Bersaglieri del Colonnello Pallavicini.
Molto si discusse, al livello scientifico, anche in campo internazionale, sulla presenza o meno della palla nella ferita della caviglia destra di Garibaldi.
La diagnosi del Basile non tenuta nella dovuta considerazione dai noti chirururghi che si avvicendarono al letto del Generale, si dimostrò corretta e la sua attività assistenziale qualificata e delicata fu sempre molto apprezzata da Garibaldi.
Sarà membro dell'Accademia Fisio-Medico-Statistica di Milano seguente motivazione:
"Il Chiarissimo Sig. Dott. BASILE Chirurgo Curante la Ferita del GRANDE GARIBALDI a Pisa e dichiarato  SOCIO CORRISPONDENTE di questa ACCADEMIA SCIENTIFICA, autorizzata con sovrana risoluzione il giorno 18 Ottobre 1845".
Nel 1867 si ritrovava a Caprera presso il Generale Garibaldi.
A causa dell'epidemia di colera che colpì pesantemente Siculiana si determinò una carenza di medici per l'assistenza dei colerosi.
Il Basile partì immediatamente anche perchè erano stati colpiti i fratelli Onofrio e Luigi.
Così mentre riuscì a curare il fratello Luigi lo stesso Giuseppe Basile contrasse il colera che lo portò alla morte alla giovane età di 37 anni.

Giuseppe Basile naque a Siculiana (Ag) il 9 Giugno 1830 e lì mor il 26 1867. Il padre, Pasquale, esercitò la professione di agrimensore o...

Stralcio del manoscritto della "Storia della ferita del Generale Garibaldi" compilata dal Dr. G. Basile (n° inv. A6)

Copia di uno stralcio del manoscritto della "Storia della ferita del Generale Garibaldi" compilata dal Dr. G. Basile
Stralcio del manoscritto della "Storia della ferita del Generale Garibaldi" compilata dal Dr. G. Basile (n° inv. A6)

Copia di uno stralcio del manoscritto della "Storia della ferita del Generale Garibaldi" compilata dal Dr. G. Basile

Foto Medico Garibaldino Dr. G. Basile (n° inv. A5)

Medico Garibaldino Dr. G. Basile
Foto Medico Garibaldino Dr. G. Basile (n° inv. A5)

Medico Garibaldino Dr. G. Basile

Foto Uff.le Medico Garibaldino Dr. G. Basile (n° inv. A4)

Uff.le Medico Garibaldino Dr. G. Basile
Foto Uff.le Medico Garibaldino Dr. G. Basile (n° inv. A4)

Uff.le Medico Garibaldino Dr. G. Basile

Foto del Medico Garibaldino Dr. Giuseppe Basile (n° inv. A3)

Foto del Medico Garibaldino Dr. Giuseppe Basile con dedica alla famiglia nel ricordo del fatto storico d' Aspromonte
Foto del Medico Garibaldino Dr. Giuseppe Basile (n° inv. A3)

Foto del Medico Garibaldino Dr. Giuseppe Basile con dedica alla famiglia nel ricordo del fatto storico d' Aspromonte